La nascita
Quando nasciamo la nostra mente è in uno stato potenziale indifferenziato, caotico e non polarizzato, senza yin, senza yang: non è razionale non è irrazionale, non è logica non è analogica, non è analitica non è intuitiva, non è profonda non è superficiale, non è riduzionista, non è olistica.
L’evoluzione
Evolvendosi si orienterà in una direzione piuttosto che in un’altra, svilupperà determinate caratteristiche piuttosto che altre. Forse diventerà una mente razionale senza cuore, o forse una mente creativa con la testa fra le nuvole, comunque, in ogni caso sarà una mente condizionata prigioniera di se stessa. Prigioniera del mondo virtuale che lei stessa ha creato, e vivrà nell’illusione di comprendere la realtà, senza comprendere che le leggi che scopre via via, sono le leggi che essa stessa crea.
Il gioco
Passa così la sua vita in questo assurdo gioco rimirando sé stessa, come il mitico Narciso, nello stagno dell’illusione, fino al punto di scambiare l’immagine riflessa per il suo vero volto restando, così, incatenata inesorabilmente al riflesso evanescente e illusorio di sé stessa.
La rinascita (o nuovi orizzonti?)
“Stagno dell’illusione” che noi stessi alimentiamo, e dal quale con gli opportuni metodi dobbiamo imparare a staccare lo sguardo per volgerlo verso nuovi orizzonti di consapevolezza interiore, e scorgere così il volto luminoso del nostro Narciso nella sua essenza originaria. Il volto, come dicono i maestri zen, che avevamo prima di nascere. Per evitare che le nostre sedute meditative, diventino
“droghe esistenziali” che addormentano la mente, creando un’illusoria dimensione di calma e tranquillità, dobbiamo con pazienza e amore seguire la via indicata dalla grande tradizione orientale che, perfettamente conscia di ciò, ha elaborato tecniche sofisticatissime per imparare a guardarsi dentro così da rompere il circolo vizioso che mantiene in vita la falsa percezione del
mondo e sviluppare la vera consapevolezza.
La Via
Tre sono i punti chiave per vedere il vero volto della nostra mente e della realtà circostante:
1° distacco dai propri pensieri
2° blocco del dialogo interiore
3° vuoto mentale
Questa sequenza di processi, per gradi, porta la mente dallo stato condizionante dell’eccessiva identificazione con i pensieri e del chiacchiericcio continuo e confuso allo stato incondizionato e chiaro del vuoto mentale. Vuoto mentale, che non va inteso come un vuoto assoluto o un nulla metafisico, ma come uno stato potenziale indifferenziato da esperire ai diversi livelli percettivi di consapevolezza del fare, sia in termini spaziali sia temporali, come la tela bianca per il pittore, lo spartito per il musicista, lo spazio
per il danzatore. Vuoto che non è annullamento del fluire della mente o annichilamento della coscienza, che non è assenza ma, al contrario, pienezza di opportunità da vivere, di possibilità di essere.
Vuoto nel quale la mente specchiandosi ri-conosce se stessa oltre i suoi stessi inganni, oltre il velo di Maya, dove pensieri e parole, emozioni e sensazioni non sono più gabbie limitanti ma forze-energie di trasformazione. Le varie tecniche elaborate nel corso dei secoli sono orientate in questa direzione, sono costruite per favorire stati di quiete interiore e predisporre il sistema corpo-mente alla trasformazione spontanea. Non sono fatte per manipolare la natura della mente, ma per creare le condizioni affinché possa dispiegare in pieno tutte le potenzialità.
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